venerdì 3 giugno 2016

La nuova visione del mondo

Come dice il Sutra del Diamante è necessario vedere il mondo come un’ombra, un sogno, una bolla sull’acqua, un lampo in una nube, una luce baluginante o una stella all’alba, insomma non come qualcosa di solido e permanente, ma come una manifestazione temporanea e insostanziale, una spettacolo che dura poco, che svanisce rapidamente.
Non si tratta di forzare la visione o di imporci una costruzione filosofico-religiosa. Si tratta di riconoscere ciò che è inoppugnabile, ossia che tutto cambia, tutto è interconnesso e tutto finisce o si trasforma.
È importante non cullarsi in illusioni e non aderire a concezioni precostituite, ma investigare seriamente e in prima persona.
Lo scopo non è quello di spaventarsi, né di considerarsi “figli di Dio”, né di abbracciare punti di vista estremi: tutto è eterno, tutto è nulla.
Vedere con chiarezza la nostra realtà, senza esaltarci e senza abbatterci, ci permette di considerare noi stessi creature effimere che devono star qui un po’ di tempo e poi andarsene, e ci consente di sradicare la presunzione di essere un io per cui tutto è stato fatto e che tutto deve dirigere.
In realtà la nostra presenza – verificabile attraverso la nostra stessa presenza mentale o consapevolezza – dipende dall’intero contesto: è condizionata e può a sua volta condizionare. È preziosa, ma anche enormemente piccola.
Non dobbiamo neppure considerarci soggetti che percepiscono e conoscono oggetti che sono posti di fronte e che sono distaccati. Tutto è interconnesso e tutto è un intrecciarsi di processi. Fra questi processi ci sono le nostre percezioni e i nostri pensieri, da cui poi la nostra mente estrapola soggetti e oggetti.

È questa revisione della consistenza e dello statuto del nostro io che cambia l’intero scenario, ci fa uscire da vecchie concezioni metafisiche, ci libera da un’identificazione troppo stretta con ciò che viviamo e ci apre la porta alla liberazione.

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