Il mondo in cui viviamo è in gran
parte creato dalla mente, la quale attribuisce a gruppi di percezioni e
sensazioni un’etichetta, considerandola poi l’espressione di una realtà solida
e separata.
Prendiamo il caso di un temporale: in
realtà noi percepiamo vento, tuoni, acqua e altri fenomeni, ma non “il
temporale.” Il temporale è il nome che diamo a un insieme di esperienze.
Lo stesso vale per il tempo: ci
sembra che ci sia qualcosa che scorra dal passato al futuro, ma in realtà noi
percepiamo solo attimi presenti – e neppure quelli, dato che anche il presente
è un concetto.
Prendiamo infine il nostro io. Noi
viviamo innumerevoli esperienze, ma non incontriamo mai “il signor io”. Perché
anche questo è un concetto, anzi un’esigenza grammaticale. La sensazione che
abbiamo di essere sempre gli stessi è un’idea di questo momento o una
convenzione puramente sociale (la carta d’identità). Ma chi ci dice che è
reale? Fra un minuto cambierà e non sarà più lo stesso: fra un minuto cambierò
e non sarò più lo stesso.
L’idea di non avere un’identità
solida e definita ci spaventa. Però pensiamo a quali sforzi e sofferenze siano
necessarie per mantenerla in vita. Quante paure…
La liberazione incomincia quando
scopriamo che anche l’identità, la vita e la morte non sono che etichette. Che
cosa vive? Che cosa muore?
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