Un’altra illusione radicata è che
basti essere buoni per meritarsi una ricompensa in questa vita o nell’aldilà.
Il che implicherebbe che la legge che domina il mondo sia di tipo etico. Ma non
risulta. Risulta, invece, che sia una legge dell’equilibrio, in base alla quale
bene e male devono compensarsi nell’insieme (non a livello individuale), come
yin e yang.
Sbagliata è l’idea che ci sia un Dio
del bene che premi chi si comporta bene. Se ci fosse un Principio del genere,
lo si vedrebbe già in azione. Ma neppure questo risulta. Risultano invece leggi
evolutive per cui il più debole e il meno adattato viene spazzato via senza la
minima pietà.
Comportarsi bene ha però un vantaggio
rispetto alla coscienza. Permette infatti di conservare la calma e l’equilibrio
dentro di sé, cosa che si perde se si scatenano conflitti interiori.
Ma, ovviamente, tutto dipende dai
valori della coscienza individuale. Se uno ritenesse che sia giusto uccidere
qualcuno, e lo uccidesse, non proverebbe nessun conflitto interiore.
La verità è che bene e male sono
concetti solo umani. Per l’Uno universale, per il Tutto o per Dio (se
esistesse), i due principi non sono contraddittori, ma complementari e relativi
l’uno all’altro.
Non è dunque la bontà ciò che ci
salva, ma il livello di consapevolezza.
Scusa Claudio ma non sono d'accordo con quanto hai scritto: " Se uno ritenesse che sia giusto uccidere qualcuno, e lo uccidesse, non proverebbe nessun conflitto interiore."
RispondiEliminaUn ragionamento di questo tipo "è giusto uccidere qualcun altro", potrebbe nascere ad livello mentale. Nella purezza della consapevolezza non esiste il ferire l'altro!
La ferita provoca un senso di colpa in chi ferisce, sempre. Questo può essere consapevole o meno. Se il senso di colpa è consapevole, la persona può scegliere in qualche modo di rimediare, di creare comprensione con la persona ferita in merito all'evento e fare delle azioni che possono, secondo chi ha ricevuto la ferita, rimediare al torto. Se il senso di colpa invece è inconsapevole agirà nella vita della persona provocando un senso di "non merito" e metterà la persona nella condizione di affrontare delle esperienze di vita che la porteranno a soffrire a sua volta. sarà un ciclo che si ripresenta all'infinito finché l'individuo non si rende conto del senso di colpa che genera tutto questo. Si tratta di un meccanismo alquanto preciso, dovuto al fatto che essendo individui consapevoli abbiamo nel nostro cuore il grado massimo di etica possibile. In sostanza sto dicendo che l'etica nasce dalla consapevolezza, non da un qualche ragionamento mentale utilitaristico. Possiamo fare finta che non sia così, ma l'effetto sarà comunque questo, proprio per la nostra natura consapevole.