Si potrebbe essere pessimisti e pensare che Dio non sia un potere che ci
ama, perché vuole solo asservirci o servirci di noi, così come noi asserviamo o
ci serviamo di vacche o maiali.
Insomma, carne da macello o animali da trastullo.
E si potrebbe pensare che la vita, con il suo inevitabile
deterioramento, sia in realtà il prodotto di una simile attività di
sfruttamento. L’atteggiamento gnostico, per esempio, concepisce l’universo come
effetto di una catastrofe o di una volontà di dominio, non di un atto creativo
a fin di bene.
In tal senso, i fedeli delle varie religioni sono o degli ingenui, che
hanno ancora bisogno di svegliarsi alla realtà, o addirittura dei complici di
quel potere, come gli aguzzini nazisti. Sono degli ignoranti o, peggio ancora,
dei collaborazionisti. Sono come quei carcerati che sfruttano la situazione per
avere un posto di privilegio nel carcere comune. Sono come quei migranti che,
per salvarsi, gettano a mare gli altri compagni.
O si potrebbe essere ottimisti e considerare la morte come una
trasformazione, un passo fondamentale verso qualcosa di meglio. Nessuno
comunque pensa a questo mondo e a questa vita come qualcosa di completamente
positivo. Perché tutti sono consapevoli dei lati negativi.
In mancanza di prove inconfutabili, da che cosa dipende il nostro punto
di vista? Da stati d’animo, da ciò di cui abbiamo bisogno per vivere. Le nostre
idee su Dio o sull’aldilà nascono in realtà dal nostro rapporto con il mondo e
la dicono lunga sul nostro modo di vivere e di percepire la vita. Se per
esempio ci piace non avere dubbi e vogliamo qualcuno che ci dica cosa fare, ci
intrupperemo in qualche fede organizzata, in qualche setta, piccola o grande
che sia. Se invece vogliamo mantenere la nostra dignità, se non vogliamo farci strumentalizzare
e irreggimentare, saremo dei liberi ricercatori, degli agnostici o dei filosofi.
Il nostro atteggiamento sull’aldilà e sulle cose ultime ci svela sempre il
nostro atteggiamento qui in questa vita.
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