Quando ci immergiamo in un
film e ne seguiamo le vicende, ci identifichiamo con i personaggi e proviamo
tutte le emozioni del caso (paura, rabbia, gioia, felicità, angoscia, ecc.).
Dimenticandoci che è un film, ci sembra reale.
Ma se, a un certo punto, ci
ricordiamo che è soltanto un film e che ciò che stiamo guardando sono immagini e suoni, l’incanto si spezza e capiamo che noi siamo gli spettatori e
che siamo stati vittime di un’illusione.
Lo stesso vale per la vita “reale”.
Noi siamo degli spettatori che si credono attori, per il semplice fatto che
abbiamo coinvolto altri tre sensi (tatto, odorato e odorato). Ma la sostanza
dell’illusione è identica.
Svegliarsi significa
rendersi conto che ciò che stiamo vivendo è un’abile rappresentazione, un gioco
di sensazioni e pensieri.
Dove si svolge questo gioco?
Ovviamente su uno schermo che resta immutabile e distaccato. Le immagini e le
altre sensazioni passano sullo schermo. Ma lo schermo resta quello che è: la
consapevolezza di base, che è sempre presente,che è il vero contenitore di
tutte le nostre esperienze. Sullo schermo ci sono personaggi, eventi, luoghi e
tempi, ma lo schermo in sé non è segnato da tutte queste vicende.
Assiste, testimonia, è
consapevole dei fatti. Ma ne resta al di fuori.
Questa consapevolezza,
questa presenza, al di fuori del tempo, dello spazio e della mente, è lo
spettatore che a un certo punto si ricorda di assistere a un film. E che capisce
di non farne parte.
Per coglierla non c’è
bisogno di compiere grandi sforzi, non c’è bisogno di fede: basta ricordare,
basta guardare bene. Ci si sveglia quando si guarda così, e ci si addormenta
quando la mattina ci si sveglia e si crede di essere il personaggio che recita,
l’io persona.
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