Utilizzare
il riposo
In
tempi di crisi (ma sono sempre tempi di crisi), può sembrare che la meditazione
sia una pratica da accantonare, in quanto urgono problemi pratici. Niente di
più sbagliato. La nostra società è più ansiogena che mai; e più ti preoccupi
più stai male e meno combini.
La gente non riesce a rilassarsi, questo
è il problema.
La vita, infatti, come la corrente elettrica,
ha una propria tensione, che in tempi di crisi può diventare talmente forte da
minare il corpo e la mente, facendoci perdere la salute fisica e mentale. Più
stress, più tensione; più tensione, meno salute, meno equilibrio, meno lucidità
di mente e più problemi.
“Riposati:
un campo che è rimasto in riposo fornisce un abbondante raccolto”
(Ovidio)
Come fare a uscirne, a riprendere in mano
il bandolo della matassa? Riposandosi. Più ci si riposa, più si rafforza la
salute psico-fisica. E più si rafforza la salute psico-fisica, più diventiamo
lucidi e riusciamo a risolvere i nostri problemi. Ma qui c'è un grosso scoglio.
Noi siamo abituati a far tutto con uno sforzo di volontà. Invece, per
rilassarsi, bisogna lasciar perdere ogni sforzo.
Più mi sforzo, più mi stresso. Non posso
ottenere lo stato meditativo con uno sforzo di volontà: è un controsenso.
Com'è possibile allora "volere"
il riposo? Sfruttando i cicli vitali (circadiani) che già ci offrono periodi di
attivismo alternati a periodi di rilassamento.
Questo tipo di riposo può non aver niente
a che fare con il riposo notturno, in cui la mente (inconscia) rimane comunque
in azione con tutte le sue ansie e le sue preoccupazioni.
Il riposo meditativo di cui parliamo è un
sonno senza sogni, un sonno in cui la mente si ferma. Il vuoto della mente, la
non-mente, è possibile.
“Bisogna
conceder riposo alla mente, perché dopo si ritrovi più rinfrancata e vivace”
(Lucio Anneo Seneca)
Dopo ogni pasto, per esempio, ci sono due
periodi favorevoli, in cui il corpo e la mente si rilassano. Utilizziamoli fino
in fondo. Saltiamo su questa barca che passa e mettiamoci comodi.
Utilizziamo la stanchezza come un saggio invito
della natura, un invito a rilassarci.
La parola d'ordine dovrebbe essere
"lasciar andare", "lasciar cadere". Ma non possiamo lasciar
cadere impegnandoci, concentrandoci e sforzando la volontà. Dobbiamo ottenere
il riposo senza sforzare la volontà, altrimenti ricadiamo nello stress: questo
è il paradosso.
Nel momento in cui sentiamo che
l'organismo psico-fisico tende a rilassarci, non contrastiamolo. Inseriamoci in
questo andamento lasciandoci andare ancora di più, rallentando mente e corpo.
Può darsi che ci si addormenti per un po'. Va bene anche così. Ci accorgeremo
che dormiremo senza sogni, senza immagini, senza pensieri - ecco un esempio di
non-mente. Quando ci risveglieremo, saremo più freschi e lucidi di prima, molto
più capaci di affrontare le sfide della vita.
La meditazione deve servire anche alla
vita di tutti i giorni, tanto più nei momenti di crisi.
Però, nel riposo c'è anche la
spiritualità. Non si parla, per esempio, di "riposo eterno"? Certo, è
la morte, ma una morte in cui ci risvegliamo dal sogno della vita.
In meditazione, dobbiamo morire a noi
stessi. E il sonno senza sogni, il rilassamento è quanto di più vicino ci sia a
questo stato.
“Solo
sedendo e riposando l’anima diventa saggia”
(Samuel Beckett)