Quando Gesù dice: “Io e il Padre mio
siamo una sola cosa,” usa il linguaggio dei mistici. Non vuol dire che lassù in
cielo c’è un Paparino e quaggiù il figlio, così come hanno interpretato le
menti limitate.
Vuol dire che ogni uomo ha in sé il
divino.
È
lo stesso linguaggio che
utilizzarono altri mistici, in Occidente e in Oriente. Per esempio, le
Upanishad sostengono che “tu” (ogni essere umano) “è Quello” (il divino);
oppure san Giovanni della Croce dice che “il centro dell’anima è Dio.”
Ed è lo stesso linguaggio che usa il
Buddha quando afferma che non esiste un sé separato, perché ogni essere è unito
al Tutto.
La scoperta è sempre la stessa. Tutto
è uno. Guarda dentro di te, al di là delle separazioni, delle divisioni e delle
distinzioni, e vedrai che la tua essenza è l’essenza universale, che l’atman è
il brahman.
In linguaggio buddhista si direbbe: “Guarda
dentro di te e scopri che tu stesso sei il Buddha, che tu hai la stessa natura
del Buddha. Non si tratta dunque di adorare o di interpellare qualcosa di
esterno, ma si tratta di saper guardar, al di là dell’identificazione con l’io-mente,
ciò che è già dentro di te, ciò che tu sei già, anche se te ne sei dimenticato.