I musulmani devono andare alla Mecca per purgarsi dei loro
peccati; i cristiani devono passare sotto “porte sacre” durante i Giubilei; gli
ebrei hanno il loro muro del pianto; gli induisti hanno il Gange in cui devono
immergersi; e così via.
Inoltre, queste religioni hanno luoghi speciali di
pellegrinaggio, dove sarebbe apparsa qualche figura numinosa. E i fedeli vi si
recano sempre con lo scopo di ottenere grazie o sconti sui loro peccati.
Questa è la mentalità generale delle religioni dell’esteriorità
ed è difficile convincere i loro seguaci che non c’è bisogno di andare in un
certo luogo fisico per ottenere qualcosa e per trovare il sacro. Come se il
divino fosse legato allo spaziotempo.
Il fatto è che, nella nostra esperienza, nella nostra vita
quotidiana, bisogna fare proprio così: bisogna andare in qualche luogo e
pregare qualche persona per ottenere qualcosa. Ma che errore trasferire la
mentalità di acquisizione del mondo alla dimensione dello spirito!
Il divino è dappertutto, fuori e dentro di noi. Come dice Gesù
nel Vangelo gnostico di Tomaso: “Spaccate un legno, e io sono là dentro. Alzate
una pietra, e lì mi troverete”.
La mentalità acquisitrice dà per scontato che, per ottenere
qualcosa, ci debba essere sempre una specie di scambio. Io faccio qualcosa con
un certo sacrificio e con un certo sforzo, e in cambio ottengo qualche
vantaggio spirituale. In Oriente si parla addirittura di “acquisizione di
meriti.”
Il merito spirituale viene visto, nell’ottica materialistica che
contraddistingue la mentalità umana, come una specie di conto corrente bancario.
Io sacrifico questo, io faccio del bene, e in
cambio mi vengono accreditati degli interessi. Naturalmente, il banchiere è
Dio.
Abituato sempre a calcolare il proprio interesse, l’uomo lo
applica alla religione.
Per quanto riguarda i pellegrinaggi, tutti sono capaci di fare
due passi nello spazio, magari con le vesciche ai piedi. Ma basta questo ad
ottenere un progresso spirituale?
Finché si cammina nello spazio orizzontale, non si esce dal
mondo condizionato. Il problema è riuscire a spostarsi in verticale. Ma questo, per la mente umana, sembra essere uno sforzo
eccessivo, ben superiore a quello di chi cammina per raggiungere una meta. E il
materialista getta la spugna. Molto più facile passare sotto una porta sacra o
andare alla Mecca.
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