Quando parliamo di
compassione o di amore, ci sembra di doverci trasformare in Madre Teresa di
Calcutta o in san Francesco, ci sembra di doverci accollare tutta la sofferenza
del mondo, un compito impossibile.
In realtà, la cosa più
importante è essere sensibili, capire le circostanze che hanno prodotto le avversità
e, soprattutto, essere presenti.
Noi, invece, troppo spesso
scegliamo di essere assenti: cerchiamo di evitare il dolore interrompendo la
comunicazione e separandoci.
Isolandoci, ci sembra di
poterci difendere dalla sofferenza altrui. Ma, facendo così, innalziamo muri
che ci ingabbiano e ci fanno vivere male.
La compassione, la compartecipazione,
è dunque prima di tutto utile a noi stessi.
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