Se vivessimo in eterno, se
non ci fossero la vecchiaia (con tutto il deterioramento che comporta) e la
morte (che ci sveglia dal nostro sogno di beatitudine permanente), non ci
sarebbe modo di apprezzare la vita.
Le cose si apprezzano solo
quando si perdono.
Del resto, è così in tutto
il nostro mondo duale. Ogni situazione porta al suo opposto.
Che cosa ci porterebbe alla
ricerca della felicità se non ci fosse la sofferenza? Se non soffrissimo, non
avremmo neanche un’idea che cosa sia la felicità. Saremmo inebetiti.
Anche la ricerca spirituale
(o di Dio) parte da uno stato di sofferenza o comunque di insoddisfazione.
Ma perché siamo
insoddisfatti? Che cosa cerchiamo veramente? Cerchiamo comodità, salute,
sicurezza, conforto, protezione, ecc., che saranno comunque precarie, o
cerchiamo certe qualità interiori che ci rendono più forti a prescindere dagli inevitabili
ondeggiamenti della vita?
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