In genere arriviamo alla
ricerca spirituale e religiosa perché soffriamo o siamo insoddisfatti.
Ma perché siamo insoddisfatti?
Che cosa cerchiamo veramente?
Comodità, sicurezza, salute,
conforto (che saranno comunque precari) o certe qualità interiori che ci
rendono più forti a prescindere dagli ondeggiamenti della vita?
Quando veniamo colpiti dalla
sofferenza o da altri stati d’animo negativi,oppure da qualche malattia o incidente,
ci sembra che la meditazione non ci abbia difeso e, magari, la abbandoniamo.
Ma è un’illusione credere
che qualcuno o qualcosa possano liberarci per sempre dai colpi avversi del
destino; il nostro karma è intrecciato a mille altri karma e al karma del
nostro mondo, che è quello di procedere tra alti e bassi e di finire nella
disgregazione e nella morte. La meditazione non è una corazza che possa
difenderci da ogni male.
In realtà, noi siamo in
grado non di prevenire ogni male, ma di assumerli comunque nel nostro spazio meditativo, che è sempre aperto e
pronto ad accogliere e a rielaborare ogni input. In questo siamo più forti, in
questo difendiamo il nostro essere profondo.
La meditazione contempla nel
suo spazio sacro tutte le sconfitte, tutti i fallimenti, tutte le ingiurie.
Questa è la sua grandezza, questa la sua potenza.
Per quanto la vostra
situazione sia negativa, portatela al centro della vostra
attenzione-meditazione; anzi, si impara molto più dalle sventure che dalle
fortune.
Non c’è nessun contenuto,
nessuna esperienza, che non sia utile alla meditazione e allo sviluppo della
consapevolezza.
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