Non c’è parola, non c’è
definizione, non c’è descrizione che possa dire
quale sia la vostra esperienza del corpo in un dato momento. Provate. Fermatevi
e sentite che cosa prova il vostro corpo: se è caldo o freddo, se è stanco o
fresco, come respira, come batte il cuore, se ha qualche dolore…
L’unica risposta che potete
dare è percepire, anzi essere,
proprio quell’esperienza. Ogni altra risposta è insufficiente e
insoddisfacente.
Adesso passate all’esperienza
della sensazione. Come vi sentite in questo momento, qual è il vostro stato d’animo?
Calmo, lucido, agitato, confuso, annoiato, preoccupato, rilassato, insofferente….?
Solo voi potete saperlo. E l’unica
risposta alla domanda è sentire, cioè
essere.
Ora domandatevi: “Chi è che fa questa esperienza?”
Ma non rispondetevi: “Io… il
tal dei tali”.
Siate semplicemente l’esperienza
di essere, senza dividervi in due (soggetto e oggetto), senza dare nomi.
Quell’esperienza è
indicibile, perché non può essere espressa da parole o concetti mentali (che sono
dualistici). Può solo essere fatta. Questa è meditazione. Che è già un’esperienza
trascendente (della mente).
Meditare è fare esperienza
dell’essere, non del pensare.
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