sabato 1 agosto 2015

Il desiderio di sopravvivenza

Il sé ultimo è individuale o universale?
La maggior parte di noi non si fida dell’eternità, dell’immortalità e dell’universalità e preferirebbe una sopravvivenza del proprio io, magari insieme con mogli, figli, amanti, genitori, fratelli e così via. Vorrebbe riprodurre nell’aldilà la società attuale.
Ma questa società e lo stesso io sono legati alla sofferenza, perché comportano la divisione, la separazione, la lotta, la contrapposizione.
C’è dunque poco da scegliere.
Ma i più preferirebbero anche la compagnia della sofferenza pur di sopravvivere individualmente.
Già, ma questo è esattamente il nostro mondo, è una scelta che abbiamo già fatto.
Sull’eternità, poi, dobbiamo intenderci: c’è l’eternità come durata infinita del tempo (e quindi dello spazio) e c’è l’eternità come penetrazione dell’istante, del qui e ora.

“Non preoccupatevi per me quando morirò, perché sposerò l’eternità” diceva il poeta persiano Rumi. E aggiungeva anche saggiamente: “Non legate il cuore a nessuna dimora, perché soffrirete quando ve la strapperanno via”.

Nessun commento:

Posta un commento