Che cosa succede quando
moriamo? C’è una vita dopo la morte?
Domandiamo chi si pone questa domanda.
Evidentemente è l’io che ha
paura della propria estinzione e che vorrebbe vivere in eterno.
Non certamente il sé, la presenza
consapevole, che non nasce e non muore.
Ma questo sé è personale o
impersonale?
Più è personale più è
infiltrato dai desideri dell’ego – e quindi deve farsi un altro giro di
giostra.
Finché prevale la forza
dell’io, prevale la volontà di essere qualcosa di individuale.
Quando si estingue questa
volontà, si diventa impersonali e dunque eterni: la goccia rientra nel mare.
Nella vita di tutti i giorni
si vede chiaramente chi è ancora irretito nelle illusioni egoiche e chi naviga
già verso altri lidi, chi è affamato di vita individuale e chi incomincia a non
poterne più. Differenti livelli di evoluzione, differenti approdi.
Verissimo. Il problema di "chi" è intenzionato a sopravvivere dopo la morte è lo stesso di chi ha l'intenzione di raggiungere la liberazione. Forse, è sempre lo stesso io, quello che ha paura o della vita o delle sofferenze e quindi vuole estinguersi. Ma in quel caso sarebbe ancora il desiderio condizionato del nostro io fenomenico. Questa la difficoltà: l'intenzione e l'aspirazione alla liberazione devono anch'esse diventare impersonali.
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