Come si arriva a concepire
il divino, Dio, il sacro o la trascendenza? I più ci arrivano attraverso l’indottrinamento
delle religioni, che si preoccupano moltissimo di diffondere l’insegnamento
religioso fin dai primi anni di vita. È una forma di pesante condizionamento.
Al punto che qualcuno arriva a credere che Dio sia un essere onnipotente e
onnisciente che ci ama incondizionatamente (al contrario dell’evidenza) o che
sia un severo giudice che può punirci in modo orribile.
L’ambivalenza della mente
umana si proietta in realtà su tutto ciò che pensa, compreso Dio.
Esiste però un altro modo di
avvicinarsi alla spiritualità: non i testi sacri e gli insegnamenti religiosi,
ma l’introspezione, il guardarsi dentro.
Mentre il primo è fideistico
e dogmatico, il secondo si basa sull’esperienza vissuta. C’è una bella
differenza. Un conto è accettare dottrine prive di qualsiasi dimostrazione e un
altro conto è la comprensione personale.
Un’introspezione seria e
coraggiosa è in grado di vedere i difetti del mondo e della coscienza. È in grado
di capire la condizione umana e può portare alla trasformazione della mente
grazie alla saggezza, grazie alla visione equanime della realtà.
Ciò che noi pensiamo del
mondo o di Dio è sempre un costrutto umano. Tanto vale, dunque, dirigere noi
stessi il processo di conoscenza, che può diventare un processo di liberazione.
grazie
RispondiEliminaProprio in questi giorni sto leggendo la Bhagavad Gita, che, mi corregga se sbaglio, è considerato un testo sacro dagli induisti. Alla luce del messaggio contenuto in questo testo che a mio parere va nella direzione dell'introspezione e del gurdarsi dentro, qual'è il suo punto di vista?
RispondiEliminaGrazie.
Ettore Stella
Nella Bhagavad Gita convivono varie linee di pensiero, anche contraddittorie. Da una parte si invita all'introspezione, ma dall'altra all'adorazione di Krishna. Si parla in sostanza della via della conoscenza, della via della devozione, della via dell'azione disinteressata e della via della meditazione (Raja Yoga). Un'opera in cui confluiscono i sistemi filosofici del Samkhya, dello Yoga e del Vedanta.
RispondiEliminaIl campo di battaglia di cui si parla è il campo di battaglia della vita e il campo di battaglia all'interno dell'individuo.
Un'opera che ha ispirato varie riflessioni e tradizioni. Ma che, dal nostro punto di vista, va presa con le pinze e va interpretata.
Non esistono libri sacri. Esistono libri che, per la loro complessità e profondità, parlano a tutti, pur con errori e contraddizioni.
Noi occidentali non dobbiamo mai rinunciare al nostro senso critico, soprattutto nei confronti delle religioni che tendono ad esaltare una fede acritica.