Ci sono molti individui
“religiosi”, nelle varie tradizioni, che credono che il modo per cambiare se
stessi e il mondo sia essere buoni, essere morali, non essere violenti, non
“peccare” più, aiutare gli altri, ecc. Ma, per quanto qualcuno possa essere
“buono”, il mondo naturale non cambierà. Perché tutti dovrebbero essere così.
Lo pensavano Gesù, Buddha,
Mahavira, Maometto, ecc. Non solo, però, tutti non saranno mai buoni, ma ognuno
avrà un’idea diversa della bontà e dell’amore.
Per i jainisti, per esempio,
significa non nuocere ad alcun essere vivente, comprese le zanzare.
Ma perché tutte queste
religioni hanno fallito? Perché non sono riuscite a cambiare la natura umana…
di tutti?
Perché ci vuole un
cambiamento collettivo, un vero e proprio salto evolutivo. Per ora, gli uomini rimangono
rozzi e primitivi come le loro religioni.
La verità è che la natura
umana (e la natura in genere) non è né buona né cattiva, o è sia buona sia
cattiva. Ed essere solo buoni
(ammesso e non concesso che sia possibile) sarebbe del tutto innaturale e non
aiuterebbe a sopravvivere. Essere solo buoni trasforma inevitabilmente in
vittime (come dimostra la storia di Gesù).
Il male, la violenza, l’odio,
la contrapposizione sono necessari come i loro contrari e concorrono alla
salute generale.
Siamo convinti che, se
diventassimo tutti vegetariani e salvassimo le zanzare, il mondo sarebbe
migliore. Oltretutto, le zanzare, i leoni, i batteri, i virus e le cellule
maligne non sono cattive: si limitano a sopravvivere e a riprodursi come tutti.
In realtà, nella volontà di
vivere e di riprodursi c’è sia il bene sia il male. Non possiamo sfuggire a
questo paradosso. Perfino nella volontà di cambiare il mondo c’è una dose di
violenza. E certo hanno fatto più bene Pasteur o Sabin, con i loro vaccini, che
migliaia di preti con le loro giaculatorie.
In un attimo il bene può
trasformarsi nel male.
Se, per esempio, ci troviamo
su una zattera e imbarchiamo per bontà d’animo altri naufraghi, tutti caleremo
a picco.
Insomma, non basta avere un
cuore tenero, non basta il sentimentalismo. Occorre calcolo, riflessione,
misura, tecnica e organizzazione.
La meditazione non può
affidarsi al solo cuore buono. È lei che, attraverso lo sviluppo della
consapevolezza, può far capire quale sia la scelta migliore nelle varie
situazioni. Migliore, non buona in assoluto. Il che implica avere anche un
cuore duro.
Nessuno può impunemente e
incoscientemente applicare il bene.
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