Scienziati e filosofi, non
diversamente dagli uomini comuni, di fronte allo spettacolo della volta
celeste, esprimono la loro ammirazione e concludono che tutto questo deve
essere il parto di una Mente supremamente intelligente.
Ma, quando si guarda meglio,
si incominciano a vedere i difetti. Troppe cose non funzionano o risultano
fatte male. Milioni o miliardi di pianeti troppo caldi o troppo freddi, scontri
galattici, esplosioni stellari, mondi enormi in cui non c’è nemmeno un microbo,
eventi apocalittici di ogni genere; e, all’interno della Terra, malattie di
ogni genere e leggi di sopravvivenza di un ferocia incredibile, sancite dal
fatto che ogni vita deve nutrirsi di altre vite.
Insomma, il presunto autore
di tutto ciò, sarà anche una brillante mente scientifica, ma lascia molto a
desiderare sul piano della moralità e della compassione – tutto il contrario di
quel che ci dicono le religioni. Osservando obiettivamente il creato, la Mente
creatrice appare pesantemente limitata, per non dire poco evoluta. Un gigante
che, come si muove, travolge tutto intorno a sé.
Ecco perché la Mente creatrice
sembra più simile a quella di un apprendista stregone che non ha ancora
perfezionato la sua tecnica – per certi versi è una mente molto più simile a quella
umana di quanto possa sembrare, forse la stessa.
Di fronte a questo spettacolo,
meraviglioso ma terribile, la meditazione serve a contemplare il cosmo
obiettivamente, senza cadere né nell’esaltazione né nello sconforto.
Si contempla con distacco,
con obiettività, con equanimità, senza farsi prendere né dall’entusiasmo né
dall’angoscia.
Tutto sommato, la coscienza che
contempla sembra essere la stessa che crea. Ecco perché c’è una speranza.
C’è la speranza che la
coscienza che contempla possa migliorarsi e dare un contributo alla coscienza
cosmica.
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