sabato 29 agosto 2015

Il cielo stellato sopra di noi

Scienziati e filosofi, non diversamente dagli uomini comuni, di fronte allo spettacolo della volta celeste, esprimono la loro ammirazione e concludono che tutto questo deve essere il parto di una Mente supremamente intelligente.
Ma, quando si guarda meglio, si incominciano a vedere i difetti. Troppe cose non funzionano o risultano fatte male. Milioni o miliardi di pianeti troppo caldi o troppo freddi, scontri galattici, esplosioni stellari, mondi enormi in cui non c’è nemmeno un microbo, eventi apocalittici di ogni genere; e, all’interno della Terra, malattie di ogni genere e leggi di sopravvivenza di un ferocia incredibile, sancite dal fatto che ogni vita deve nutrirsi di altre vite.
Insomma, il presunto autore di tutto ciò, sarà anche una brillante mente scientifica, ma lascia molto a desiderare sul piano della moralità e della compassione – tutto il contrario di quel che ci dicono le religioni. Osservando obiettivamente il creato, la Mente creatrice appare pesantemente limitata, per non dire poco evoluta. Un gigante che, come si muove, travolge tutto intorno a sé.
Ecco perché la Mente creatrice sembra più simile a quella di un apprendista stregone che non ha ancora perfezionato la sua tecnica – per certi versi è una mente molto più simile a quella umana di quanto possa sembrare, forse la stessa.
Di fronte a questo spettacolo, meraviglioso ma terribile, la meditazione serve a contemplare il cosmo obiettivamente, senza cadere né nell’esaltazione né nello sconforto.
Si contempla con distacco, con obiettività, con equanimità, senza farsi prendere né dall’entusiasmo né dall’angoscia.
Tutto sommato, la coscienza che contempla sembra essere la stessa che crea. Ecco perché c’è una speranza.

C’è la speranza che la coscienza che contempla possa migliorarsi e dare un contributo alla coscienza cosmica.

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