Come sappiamo tutti,
il respiro contrassegna ogni momento della nostra esistenza e si ferma solo
quando siamo morti. Inoltre, esistono vari tipi di respiro, in corrispondenza dei
nostri stati d’animo. C’è un respiro calmo e un respiro affrettato, un respiro
regolare e un respiro affannato, un respiro prolungato e un respiro breve, un
respiro disteso e un respiro contratto, un respiro lungo e un respiro breve, e
così via. Potremmo dire che il respiro ci dice come ci sentiamo in ogni
istante. Viene quindi associato allo spirito. Il nostro spirito è svelato e
caratterizzato dal respiro.
Ecco perché in
meditazione è così importante seguire il respiro. È in realtà una forma di
concentrazione sullo spirito, un modo per tastargli il polso.
Ma lo spirito umano
può fare di più. Può intervenire per cambiare la respirazione.
In genere una
respirazione calma, lenta e ampia è un segno di benessere fisico e spirituale.
Nella disciplina dello
yoga, si distinguono tre momenti: l’inspirazione (puraka), l’espirazione
(rechaka) e la ritenzione (kumbhaka).
Esistono varie
tecniche per regolare queste tre fasi. Ma la cosa più importante è tenere
sempre d’occhio il respiro e, quando è irregolare o contratto, cercare di
calmarlo. Questa è già una forma di meditazione. Si dice inoltre che se si
trattiene il respiro per esempio per un minuto, allungheremo la nostra vita di
un minuto.
Non so se è vero. Ma
tenetene conto, e cercate sempre di essere consapevoli del tipo di respiro,
riportandolo il più possibile alla calma.
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