mercoledì 9 gennaio 2019

Pranayama: la scienza del respiro


Come sappiamo tutti, il respiro contrassegna ogni momento della nostra esistenza e si ferma solo quando siamo morti. Inoltre, esistono vari tipi di respiro, in corrispondenza dei nostri stati d’animo. C’è un respiro calmo e un respiro affrettato, un respiro regolare e un respiro affannato, un respiro prolungato e un respiro breve, un respiro disteso e un respiro contratto, un respiro lungo e un respiro breve, e così via. Potremmo dire che il respiro ci dice come ci sentiamo in ogni istante. Viene quindi associato allo spirito. Il nostro spirito è svelato e caratterizzato dal respiro.
Ecco perché in meditazione è così importante seguire il respiro. È in realtà una forma di concentrazione sullo spirito, un modo per tastargli il polso.
Ma lo spirito umano può fare di più. Può intervenire per cambiare la respirazione.
In genere una respirazione calma, lenta e ampia è un segno di benessere fisico e spirituale.
Nella disciplina dello yoga, si distinguono tre momenti: l’inspirazione (puraka), l’espirazione (rechaka) e la ritenzione (kumbhaka).
Esistono varie tecniche per regolare queste tre fasi. Ma la cosa più importante è tenere sempre d’occhio il respiro e, quando è irregolare o contratto, cercare di calmarlo. Questa è già una forma di meditazione. Si dice inoltre che se si trattiene il respiro per esempio per un minuto, allungheremo la nostra vita di un minuto.
Non so se è vero. Ma tenetene conto, e cercate sempre di essere consapevoli del tipo di respiro, riportandolo il più possibile alla calma.

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