"Che ora
è?"
"È proprio
ora!"
Lo so, siamo
abituati a rispondere guardando l'orologio. Ma in realtà è sempre e soltanto ora,
è l'istante che viviamo - nessun altro. Il tempo è una convenzione umana. C'è
sì qualcosa che scorre, ma sono i nostri processi di pensiero, l'abitudine che
abbiamo di passare dal passato al futuro, senza mai soffermarci sull'adesso.
Adesso che ora è? È esattamente questo istante. Tuttavia non ce la facciamo
neppure a identificare, a cogliere questo istante. Perché abbiamo la mente che
non riesce a concentrarsi e a svuotarsi, perché non stiamo attenti. Dobbiamo
rimuginare dentro di noi pensieri ed emozioni, che formano come una barriera
invisibile tra il nostro essere e l'istante presente - là dove s'interpone
l'io.
Alleniamoci dunque ad essere presenti. La
presenza mentale ci fa tornare sull'istante, ci fa essere attenti a ciò che
succede adesso. Così facendo, usciremo dalla nebbia mentale, dal chiacchiericco
della mente, dal rumore, dalla confusione e ritorneremo al presente. Mettiamo
un contaminuti o una qualunque sveglia, e, quando suona, ricordiamoci di essere
attenti al presente.
Che istante è questo? Che cosa occupava
la mia mente? Quali pensieri mi allontanavano dal presente?
Ma non mettiamoci a ricordare o cadremo
nella solita trappola. Piuttosto rivolgiamo l'attenzione al presente, a un
colore, a un suono, a un oggetto, a una persona, a un animale, a una
sensazione... a qualunque cosa sia lì in quel momento. È così che interrompiamo
l'incessante fiume mentale che ci trascina avanti e indietro nel nostro tempo
soggettivo.
Solo l'attenzione, solo la
consapevolezza, ci possono guarire dalla malattia del tempo.
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