Esiste una
meditazione formale, che segue un certo metodo, che richiede una certa
posizione e che si ricollega a qualche tradizione spirituale, ed esiste una meditazione
più comune e diffusa, che consiste nel riflettere su se stessi e sul mondo
oppure nello stare soli e in silenzio. Un
utile metodo è quello di rivisitare la propria giornata e la propria vita: che
cosa ho fatto o che cosa non ho fatto, che errori ho commesso, dove sto
andando, sono coerente con me stesso, sono veramente me stesso...? Che cosa mi
manca per realizzarmi? Che cosa dovrei fare? Quali sono le cose che contano
veramente nell'esistenza? Che bilancio posso fare? e così via.
Qui è il
soggetto che esamina se stesso, che fa i conti con se stesso, che elabora le
proprie esperienze e che si analizza. Possiamo anche andare da qualche
psicoanalista, per un confronto, ma resta il fatto che siamo noi che dobbiamo
fare il lavoro di autoconoscenza, perché siamo noi che ci conosciamo meglio.
Come sono fatto? Qual è stata la mia storia fin qui? Che errori ho commesso,
che ingiustizie ho subito? Come mi sono comportato con questa o quella persona?
Quali sono le mie colpe? Quali sono le colpe della società in cui mi trovo?
Perché quella certa cosa non è andata bene - ho sbagliato io o non potevo fare
altrimenti? Come è fatto il mondo? Come è fatta la vita? È compatibile con un
Dio? E con che quale Dio? È possibile che esista un'anima? Può esistere una vita
dopo la morte?...
Ecco alcune delle domande che ci possiamo
porre durante questo tipo di meditazione informale - domande cui d'altronde
hanno cercato di rispondere le filosofie e le religioni. Ma io non vi invito a
trovare risposte e soluzioni razionali. Tenete piuttosto le domande dentro di
voi, come se si trattasse di cullare un bambino. Tenetele nel fondo di voi
stessi. Forse la risposta non arriverà mai. Forse molti dubbi resteranno. Ma
voi avrete comunque fatto il vostro dovere di esseri umani dotati di coscienza.
Sarete maturati, sarete più consapevoli. Qualunque cosa facciamo, pensiamo o
sentiamo cambia lo stato del nostro essere e del mondo. Anche se la nostra vita
non durerà che un battito di ciglia, quel battito di ciglia avrà cambiato per
sempre l'universo. Dunque, abbiamo tutti una nostra piccola o grande
responsabilità. Ed è meglio esserne consapevoli. È la consapevolezza che fa la
differenza tra un uomo e l'altro.
Quando si riflette in questo modo si
aumenta il nostro grado di consapevolezza, dato che la coscienza nasce proprio
da un’azione di rispecchiamento. (Molti animali infatti non si riconoscono
neppure allo specchio.)
Riconoscere
se stessi, essere familiari con se stessi, riconoscere di essere consapevoli e
cercare di esserlo ancora di più, è in fondo la meditazione. Che alla fine
prescinde dalle domande della mente e si mette in tacito “ascolto” di sé.
Questa non
è più la meditazione/riflessione formale, ma la meditazione informale, al di là
delle parole. Stando così, qualcosa si espande dentro di noi e il nostro essere
passa dalla dimensione mentale (sempre dualistica) a quella spirituale, dove
gli opposti vengono trascesi.
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