mercoledì 9 gennaio 2019

Depressione e meditazione


Lo stato depressivo è senz'altro normale in un essere cosciente - e sottolineo la parola "cosciente". Perché essere coscienti significa innanzitutto essere consapevoli di dover morire e che tutto è destinato a finire. Come non deprimersi, se ci si pensa? Ed è per questo che ci siamo immaginati fantomatici aldilà... droghe naturali per tirare avanti.
La soluzione migliore di questa malattia sarebbe quella di vivere pienamente, dando fondo a tutte le nostre possibilità, e morendo alla fine "sazi di anni e di vita". Ma non è così che succede. L'uomo moderno,tranne poche eccezioni, non riesce a vivere pienamente, perché è troppo condizionato da divieti e da abitudini sociali che tendono a comprimerlo, a reprimerlo e farne una pecora ubbidiente. Per questo la depressione si aggrava e sfocia in una grave malattia, che spesso, sotto una forma o l'altra, lo porta al suicidio.
Esiste anche un'altra soluzione, molto più radicale, che però comporta un percorso non comune e un lavoro su di sé cui non siamo abituati. È quella che ci viene dalla saggezza e dalle filosofie più profonde. Si tratta di raggiungere l'imperturbabilità, la lucidità, il distacco. Si tratta di eliminare, attraverso un lungo lavoro su di sé, gli attaccamenti non solo ai beni materiali, ma anche alle emozioni, alle persone, ai pensieri, alle ambizioni e anche a se stessi, al nostro stesso sé. In che modo? Osservando appunto, giorno dopo giorno, come tutte queste cose siano all'origine del nostro stato di sofferenza.
Noi non sappiamo farlo perché siamo convinti che rinunciare a tutti questi legami e alle emozioni sia rinunciare alla vita, sia ridursi ad uno stato vegetale. Ma non è così. La vera gioia non viene dal tumulto dei sentimenti ma da uno sguardo limpido e distaccato che sappia andare al di là di tutti i dualismi mentali, il primo dei quali è vita/morte.

"Una mente imperturbabile
è ciò che non va più alla ricerca
né di ciò che è bene né di ciò che è male."
(Dhammapada)



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