Il fatto che
molte persone credano a Satana, il principe del male, ci fa capire come esista
una volontà di non assumersi le responsabilità delle nostre azioni. Ma, a ben
vedere, la stessa cosa vale per le molte persone che credono in un Dio. Si delega
sempre a qualche potere cosmico il male e il bene che invece compiamo noi.
Un tempo si credeva che i fenomeni
naturali e certi comportamenti umani dipendessero dagli dei. Ma poi è caduta
questa fede, e nessuno la rimpiange. Gli dei sono spariti. Adesso tocca sparire
ai Demoni e agli Iddii, ma ci vuole sempre un po' di tempo perché la verità si
faccia strada nelle menti delle masse. È comunque l'evoluzione della coscienza
che cancella lentamente simili figure mitologiche.
Solo gli antichi maestri del Vedanta
capirono che bene e male dipendono dal nostro rapporto con l'anima, con il sé
più profondo. Quando questo rapporto viene stretto, compare il bene: quando
viene allentato, compare il male. Per esempio, quando siamo distratti, quando
siamo immersi nei nostri pensieri, quando operiamo inconsapevolmente o
istintivamente, quando siamo troppo indaffarati, quando siamo condizionati
dalla paura e dall'ansia, quando siamo stressati, depressi o esaltati, quando
ci facciamo dominare dai pregiudizi, dalla cultura dominante, dalle mode, dal
vacuo vociferare, dal conformismo e dai valori convenzionali, ecc., scaviamo
fosse dentro di noi che subito vengono colmate dall'ignoranza. Quando invece
siamo ispirati dalla tenerezza, dalla gentilezza, dalla chiarezza, dal silenzio
e dalla quiete, siamo centrati nell'anima, e dunque non sbagliamo.
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