Molti credono
che il senso di mancanza o di incompletezza che provano possa essere colmato
soltanto da un'altra persona, dall'amore. Così, quando s'innamorano, credono di
aver finalmente risolto il problema della loro vita. Ma, dopo il primo periodo
in cui tutto va bene, ecco che arrivano le prime delusioni: l'altro non è come
lo si credeva, l'altro non si fonde con noi, l'altro non ci capisce, ognuno
resta un essere separato con esigenze e lacune del tutto personali. E allora
ecco che ritorna il senso di solitudine e di sofferenza, ecco che spuntano la
gelosia, la competizione, la possessività, il confronto, il risentimento,
talvolta l'odio. Ecco che rispuntano i difetti nostri e altrui.
Il problema è che, quando si parte da un
bisogno di amore, si diventa dipendenti da qualcuno, più o meno come si diventa
dipendenti da una droga. Mentre il vero amore non dovrebbe essere tanto
l'eliminazione di una lacuna quanto il dispiegarsi dell'essere più profondo di
una persona. Non un attaccamento, ma il suo contrario: una presenza costante,
la liberazione di un'energia interiore che non cerca né di controllare né di
possedere, ma di realizzare se stessa. L'amore come consapevolezza profonda, un
sentimento che capisce ciò che siamo e che ci fa accettare ciò che siamo e ciò
che gli altri sono. In parole povere, se prima non diventate profondamente
consapevoli di voi stessi, l'amore che cercherete sarà sempre uno stato di compensazione
che non vi potrà dare la vera felicità.
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