lunedì 31 dicembre 2018

Il processo della meditazione


In un normale processo di meditazione, prima ci si separa dal corpo, che viene messo a tacere. Ci si pone così sul piano mentale. Ci si dimentica per un po’ del corpo, che viene messo da parte e silenziato.
Ma poi il processo va avanti. Noi non siamo soltanto la mente e possiamo procedere oltre. Possiamo salire oltre la mente e, grazie al samadhi, possiamo realizzare la nostra natura spirituale.
Nello yoga si parla di tre corpi o di tre piani: quello fisico, quello mentale e quello spirituale.
Meditare in senso tecnico è passare da un piano all’altro. I primi due, il piano fisico e il piano mentale, sono facilmente percepibili e distinguibili. Ma bisogna allenarsi per passare sul terzo piano.
Il risultato di questo processo è una raffinazione del corpo e della mente, che diventano sempre più acuti e sensibili. Una meditazione costante rende il corpo più leggero e la mente più capace di risolvere problemi concreti ma anche intellettuali e filosofici. Inoltre la concentrazione dà un senso di gioia, che è ben diversa e più durevole del semplice piacere dei sensi.
Lavorando sul piano mentale, si creano nuove sensazioni e nuovi pensieri, cui corrispondono fisicamente nuovi percorsi cerebrali. Si è scoperta proprio negli ultimi decenni la grande plasticità del cervello-mente. È dunque possibile aprire nuove strade. Ed è questo il cammino dell’evoluzione-meditazione.
Ci si addestri allora ad essere spesso sul piano mentale e a spostarci liberamente da un luogo all’altro, da una situazione all’altra. All’inizio si tratterà di semplici viaggi immaginari. Ma a poco a poco si passerà sul terzo piano, e i viaggi mentali diventeranno viaggi reali in altri mondi.

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