lunedì 10 dicembre 2018

Il giusto punto di vista


I nostri punti di vista – e quindi i giudizi e i sentimenti – sono sempre relativi, soggettivi e interessati. Per vedere come stanno veramente le cose (in qualsiasi campo), dovremmo dunque assumere un punto di vista oggettivo, impersonale, universale e disinteressato. Ma per gli uomini normali, privi di autoconsapevolezza, è quasi impossibile.
In realtà il nostro punto di vista non dovrebbe essere nostro, dovrebbe essere un non-punto di vista. Non dovremmo assumere nessuna prospettiva personale. Dovremmo avere lo sguardo di un ipotetico Dio impersonale. E questo è difficile.
Le nostre passioni, i nostri sentimenti e le nostre opinioni sono in tal senso sempre fuorvianti.
Comunque rendersi conto del problema è già un passo avanti.
Quando meditiamo cerchiamo di mettere da parte le nostre preferenze, i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre reazioni, i nostri interessi… per assumere un punto di vista il più possibile universale. Siamo impassibili, assumiamo l’atteggiamento del non-sé.
Resta il fatto che se non ci evolviamo nel senso di una meditazione di consapevolezza generalizzata, se ognuno rimane chiuso nel proprio recinto egoico, nella propria tradizione, nella propria religione, nel proprio punto di vista, se gli elementi di disunione non vengono compensati da uno sguardo chiaro, non c’è futuro per l’umanità.

La coscienza nasce da un rispecchiamento di sé, da un autoriconoscimento, e solo le facoltà riflessive possono condurci oltre l’animale da cui proveniamo.

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