sabato 22 dicembre 2018

L'io e Dio


Le religioni che dominano il mondo - cristianesimo, islam e giudaismo - sono vecchie e tragicamente obsolete, perché incatenano le menti dei loro credenti a idee superate. Ed è anche per questo che l'umanità fa così fatica a progredire. La convinzione più superata è naturalmente quella di Dio, intesa come una persona cui ci si possa rivolgere per chiedere aiuto. Ma se questo aiuto esistesse, il mondo non sarebbe così pieno di orrori, di guerre e di sofferenze. In sostanza, quando l'uomo non sa più a chi rivolgersi ecco che pensa a un Dio, perché così gli è stato insegnato. In tal modo, credenti e non credenti sono indotti a rivolgersi ad una specie di padrone o padre supremo che avrebbe il potere di sovvertire le leggi naturali, le sue stesse leggi. Idea quanto mai ingenua e soprattutto erronea. Tutti coloro che si rivolgono a Dio nei momenti di difficoltà grave non sviluppano alcun tipo di spiritualità. Pregano qualcuno, e basta.
Con questo noi non voglio dire che Dio non esista, ma che non è affatto quello descritto dalle religioni, una persona esterna a noi, un padre-padrone che prima crea il mondo e poi si diverte a vedere come si dibattono le sue creature.
Dio non è qualcosa di diverso dalla nostra più profonda interiorità. Ecco il punto. Dio non si trova in qualche posto fra le nuvole, come sembrano credere i fedeli delle religioni. Non si trova né qui né là. Non sta in cielo, ma proprio dentro di noi. E l’aldilà non è un luogo, ma una dimensione.
Nessuna religione, per quanto superficiale, spinge a credere che basti una preghiera qualsiasi per "comunicare" con Dio. Tutte precisano che ci vogliono concentrazione e attenzione. Salvo poi non svilupparle affatto nella vita di tutti i giorni. Solo la cultura della meditazione ci indica la strada della concentrazione e dell'attenzione per cercare di "comunicare", anzi di sintonizzarsi, con questo Essere.
L'Essere non è una persona, non è né un padre né una madre, non è un padrone. E si trova non in qualche iperuranio, ma dappertutto. E soprattutto "dentro" di noi. Quindi la maniera più diretta per entrare in contatto con esso è fare silenzio nella mente, raccogliersi, concentrarsi e cogliere il nostro stesso essere.
Infatti il nostro essere è parte dell'Essere. E questo Essere non c'è bisogno di pregarlo, perché sa già ciò di cui abbiamo bisogno. Se per esempio mi concentro sul mio respiro, lo percepisco, lo sento, i miei pensieri "profani" si arrestano, io mi raccolgo, mi interiorizzo e sciolgo il mio essere individuale nell'Essere universale. E' così che comunico con il Tutto senza bisogno di pregare un Padrone, senza commettere l'errore di dividere l'io da Dio.
Ogni tanto qualcuno parla di guarigioni miracolose, ma, a parte il fatto che molti guariscono da strani mali anche senza pregare Dio, ci si dimentica sempre di dire lo stato d'animo in cui si è pregato Dio - lo stato d'animo di chi si sente in punto di morte. Non è insomma lo stato d'animo di chi dice la sua preghierina serale. E' lo stato d'animo di chi esclude tutto il resto e penetra nella propria anima. Lo stato d'animo di chi sta tra la vita e la morte. Lo stato d'animo... dell'anima.

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