La meditazione è all’inizio
più un non fare che un fare. Che
significa? Significa che, al di là delle tecniche, si tratta più di liberarsi di qualcosa che di ottenere o
di acquisire qualcosa. Per questo si parla di liberazione. Liberarsi dai
pesanti condizionamenti (culturali, sociali, religiosi, sociali, ecc.) che ci
opprimono e che ci costringono a ripeterci.
In tal senso meditare
è liberarsi delle abitudini e delle categorie mentali acquisite. Qui la
meditazione consiste in una presa di coscienza il più possibile ripetuta e
prolungata. E' un vedersi e uno svuotarsi per isolare il proprio essere
sostanziale, quello che si trova oltre l'ego abituale. E' un guardare con
consapevolezza, è uno svuotarsi. Ed è un'operazione della coscienza.
Ma un'operazione della
coscienza è comunque un'azione, un lavoro che si fa su di sé e che ha poi
effetti esterni. Di fronte a questo tipo di meditazione, le varie tecniche sono
puramente introduttive, sono strumenti utili ma non certo sufficienti, perché
hanno il compito di riportarci ogni volta al centro di noi stessi, là dove ha
inizio la vera meditazione.
Mantenere vivo lo
spirito, mantenersi attenti e consapevoli, uscire dal sonno della coscienza,
con tutto il suo passato di illusioni e di superstizioni, con tutto il suo
dualismo, è dunque la condizione indispensabile per risvegliarsi.
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