Come raccontano gli Atti
degli apostoli, quando san Paolo arrivò ad Atene cercò di diffondere la sua
fede discutendo anche con filosofi epicurei e stoici, e fu invitato ad esporre
la sua dottrina all'Areopago. Qui trovò un'ara con l'iscrizione "Al Dio ignoto"
e subito si mise a proclamare che lui Dio lo conosceva e sapeva chi era - era
un uomo, morto sulla croce. Gli intellettuali dell'epoca si misero a deriderlo
e lo presero per un ciarlatano. Come poteva Dio, che è infinito e
inconoscibile, presentarsi sotto forma di uomo? Era certamente un'assurdità. Ma
non potevano prevedere che quell'assurdità sarebbe prevalsa sull'idea di un Dio
trascendente. Come mai? In effetti si trattava di una riduzione antropomorfa,
ovvero di una riduzione di un Principio inconoscibile a livello umano;
oltretutto, se Dio si fa uomo, l'uomo è Dio – una grande presunzione, una evidente
volontà di potenza della scimmia umana.
Ebbe così inizio la
grande opera di distruzione della trascendenza operata dal cristianesimo. E
ormai oggi, nei popoli cristiani o ex-cristiani, non è più possibile pensare ad
un Dio che non sia a misura d’uomo. La teologia stessa è incapace di concepire
la trascendenza.
In verità, quel
"Dio ignoto" era tale solo perché veniva considerato inconoscibile.
Era una forma di rispetto per Dio stesso. Ma la mente ristretta di san Paolo
non poteva capirlo. Lui non poteva concepire niente al di là dei suoi limiti di
ex-ebreo. L’antropomorfismo teologico avrebbe avuto la prevalenza. Non si
concepisce più un Dio al di là della mente, ma di un “Signore”. La moneta
cattiva avrebbe cacciato la moneta buona.
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