Pensiamo a quanto
tempo (miliardi di anni) e a quanti sforzi abbia fatto la vita per passare
dalle prime forme unicellulari agli organismi più complessi e infine alle
piante, agli animali… fino agli esseri umani, dotati di una coscienza più
evoluta. Una fatica immensa, costata lotte e sofferenze inenarrabili.
Chiaramente il
processo non è finito e deve compiere altri passi. E il passo fondamentale
riguarda proprio la coscienza. Che deve essere capace di riflettere sempre di
più su se stessa. Esistono molti gradi di coscienza. Troppi uomini sono ancora
semplici scimmie un poco più evolute, ma incapaci di riconoscere e di
controllare i propri impulsi.
A causa di questa
mancanza sono state inventate le religioni e le varie etiche, con un meccanismo
di punizioni di tipo esterno, concepito sia a livello sociale sia a livello
metafisico. Ma è necessario che il processo di riconoscimento e di controllo
sia interiorizzato da tutti e si faccia autocoscienza.
Ma l’azione etica non
deve nascere come semplice repressione o autocontrollo. Deve in realtà
scaturire da uno sviluppo della consapevolezza conoscitiva. Conoscendo di più,
ampliando la conoscenza, si sviluppa la coscienza e quindi l’azione diventa
etica.
È dallo sviluppo della
coscienza che verrà la soluzione dei nostri problemi (per esempio il
cambiamento climatico, la fame nel mondo, le disuguaglianze sociali, ecc.), non
dalla coercizione imposta dalla polizia o da un Dio che agirebbe nel migliore dei
casi solo in un aldilà.
Noi uomini, però, non possiamo aspettare altri milioni di anni: siamo già ad un punto critico. I migliori devono dunque lavorare a sviluppare direttamente e volontariamente il livello della coscienza.
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