venerdì 14 dicembre 2018

Lavorare sulla coscienza


C'è ancora qualcuno che crede che il problema religioso si riduca a domandarsi se esiste o non esista un Dio. Noi invece pensiamo che consista nel chiedersi se siamo o non siamo consapevoli, e quanto lo siamo. Due diverse concezioni del "religioso".
       Credere in Dio significa in realtà credere che esista un Padrone supremo, un Creatore, un Giudice ultimo. Ma è ancora l'istinto del cane fedele, che cerca il capobranco cui sottomettersi.
       Il cane è un animale che ha bisogno che il mondo sia inquadrato in precise gerarchie e che ci sia chi comandi. Così è anche per i credenti in Dio. In loro prevale l'istinto gerarchico, il bisogno del padrone che dica cosa è bene e cosa è male.
       Se pensiamo che milioni di persone delle varie religioni ragionano ancora in questi termini e quindi si accaniscono sull'inutile dilemma dell'esistenza di un Capo supremo, ci rendiamo conto di quanto questa umanità sia arretrata. Siamo ancora a livello degli animali da branco.
In realtà, le “tavole della legge” non sono state scritte su pietre, ma dentro la coscienza umana. Dunque, è su quest’ultima che dobbiamo lavorare.

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