venerdì 21 dicembre 2018

Stranieri nel mondo


Nei campi di concentramento nazisti sopravviveva solo chi riusciva a sentirsi al di fuori, al di sopra di quella situazione terribile, solo chi non si identificava con l'odio, con la violenza e con lo stato di costrizione che venivano imposti su tutti, solo chi riusciva a vedere uno sprazzo di cielo pur in mezzo a quelle tenebre, solo che aveva la capacità di sognare, di sperare, di astrarsi o di mirare in alto... nonostante tutto. Ma lo stesso succede nel mondo che in fondo è un campo di concentramento solo più grande, solo più confortevole (non per tutti). Ad esso sopravvivrà chi si sente al di sopra, chi non smette di tendere ad un'altra dimensione, chi percepisce di vivere nel mondo ma di non essere del mondo, chi sa di essere qualcosa di più, chi cura la propria anima e la consolida. Non a caso Platone pensava nel mito della caverna che gli uomini vivessero in una specie di prigione nella quale potevano vedere solo ombre della realtà.
Comunque, a poco a poco, ci si può avvicinare all'uscita della caverna, rivedere la luce e contemplare il cielo... purché si mantenga viva la capacità di vedere al di sopra e al di fuori della prigione e ci si alleni a disidentificarsi da questi quattro muri. La meditazione ha proprio questo scopo: percepire che si è qualcosa di più, che al proprio centro c'è il centro dell'essere e che è possibile uscire dalla prigionia mantenendo desta l'attenzione. Non c'è altra via, non c'è nessun salvatore. Ci siamo solo noi con le nostre forze.

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