Ma esiste un’altra forma di meditazione che ci aiuta a
decondizionarci e a liberarci. Mettiamoci tranquilli (seduti o distesi) cercando
di fermare il corpo e soprattutto la mente. Lasciamo perdere ogni altra
osservazione e concentriamoci soltanto sul respiro. Lentamente ci calmiamo
sempre di più, fin quasi ad assopirci.
Tutto si placa e
noi siamo concentrati solo su noi stessi, sulla nostra stessa calma. I
movimenti del corpo e della mente diminuiscono fino a farci dimenticare dei
problemi e delle ansie che di solito ci assillano. Ci distacchiamo dalla
confusione del mondo, dai desideri, dalle ambizioni.
Siamo raccolti e silenziosi. Non
guardiamo fuori, ma solo dentro. Entriamo in uno spazio vuoto ma accogliente.
Tutto il resto sparisce. Si attenuano le tensioni fisiche e mentali. Si abbassa
la pressione.
È uno stato simile a quello che
precede il sonno. In realtà il corpo è immobile (tranne che per le sue attività
di mantenimento) e la mente sta per fermarsi. Se ci addormentiamo, rientra
ancora nel campo della meditazione, purché non ci si metta a sognare.
Già
nelle Upanisad si definisce questo stato di meditazione avvicinandolo a quello
del sonno profondo senza sogni. È il “quarto stato”, oltre alla veglia, al
sonno con sogni e al sonno senza sogni.
Quando
usciamo da questo stato, ci sentiamo rinati, freschi e lucidi, a dimostrazione
che la meditazione può raggiungere gli strati più profondi e salutari del
nostro essere.
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