mercoledì 5 dicembre 2018

2. La meditazione di quiete


Ma esiste un’altra forma di meditazione che ci aiuta a decondizionarci e a liberarci. Mettiamoci tranquilli (seduti o distesi) cercando di fermare il corpo e soprattutto la mente. Lasciamo perdere ogni altra osservazione e concentriamoci soltanto sul respiro. Lentamente ci calmiamo sempre di più, fin quasi ad assopirci.
       Tutto si placa e noi siamo concentrati solo su noi stessi, sulla nostra stessa calma. I movimenti del corpo e della mente diminuiscono fino a farci dimenticare dei problemi e delle ansie che di solito ci assillano. Ci distacchiamo dalla confusione del mondo, dai desideri, dalle ambizioni.
Siamo raccolti e silenziosi. Non guardiamo fuori, ma solo dentro. Entriamo in uno spazio vuoto ma accogliente. Tutto il resto sparisce. Si attenuano le tensioni fisiche e mentali. Si abbassa la pressione.
È uno stato simile a quello che precede il sonno. In realtà il corpo è immobile (tranne che per le sue attività di mantenimento) e la mente sta per fermarsi. Se ci addormentiamo, rientra ancora nel campo della meditazione, purché non ci si metta a sognare.
Già nelle Upanisad si definisce questo stato di meditazione avvicinandolo a quello del sonno profondo senza sogni. È il “quarto stato”, oltre alla veglia, al sonno con sogni e al sonno senza sogni.
Quando usciamo da questo stato, ci sentiamo rinati, freschi e lucidi, a dimostrazione che la meditazione può raggiungere gli strati più profondi e salutari del nostro essere.

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