Nell’ultima
pagina di diario di un jiahdista italiano, morto combattendo in Siria, leggiamo:
“Palazzi bellissimi, appartamenti giardini bellissimi dove mi potrò rilassare,
le Hur al Ayan più belle e calde, forse incontrerò Fathia in paradiso. Il
paradiso, il paradiso, il paradiso. Questo è quello per cui sono qui e questo è
quello che Allah ci ha promesso, e chi è più vero di Allah nelle sue promesse?
La mia residenza sarà in Paradiso, Inshallah. Che cosa è un proiettile se non
un mezzo per farmi andare in paradiso? Di cosa mi devo preoccupare se sto
combattendo nel nome di Dio?”
Si può
dire quel che si vuole, ma questo è un esempio di perfetta fede – non diverso
da quello dei martiri cristiani. Uccidere o essere uccisi per la propria fede.
Ma che
cosa distingue questo atteggiamento da quello di un folle?
La fede
è esattamente questa follia. Voler credere vero ciò di cui non c’è nessuna
prova.
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