venerdì 1 settembre 2017

Volere ciò che si desidera

In inglese esiste un’espressione “wishful thinking” che ci dimostra come noi crediamo a ciò che desideriamo, fino al punto di ritenerlo reale. Per esempio, se abbiamo bisogno di piogge, ecco che arrivano puntualmente previsioni meteorologiche che ci assicurano che presto pioverà. Anche se spesso sono una delusione.
Si tratta di un meccanismo psicologico che ha una grande applicazione in campo religioso. Se desideriamo un Dio che ci assicuri pace, giustizia e sopravvivenza, ecco che ci mettiamo a farne statue e a credere che esista davvero. Non a caso, in tempi di siccità, si fanno processioni invocando la pioggia alla Madonna o a qualche altro santo. In certe popolazioni si fanno le “danze della pioggia”. Qui il desiderio si sforza di influenzare la realtà attraverso l’intervento della divinità.
Le nostre fedi sono l’espressione di simili credenze indotte dai desideri. Vorremmo che fosse vero ciò che bramiamo di più.
Purtroppo la realtà è spietata: ha una sua resistenza che si oppone ad ogni nostro tentativo di rendere vero ciò che desideriamo.
Per noi uomini, esseri desideranti, è difficile pensare in modo obiettivo, al di là dei nostri interessi, delle nostre convenienze. Vorremmo che le cose andassero così come le preferiamo.

Con la meditazione diventiamo consapevoli di questi processi e cerchiamo di uscire dal gioco ristretto delle speranze e delle paure. In tal senso, ci distacchiamo e ci universalizziamo.

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