Il
processo del cancro è paradossale, ma molto comune. Alcune cellule, affamate di
vita, si mettono a riprodursi e lottano contro tutti gli ostacoli per
riuscirci.
Se
alla fine prendono il sopravvento, invadono l’intero organismo e lo uccidono.
Ma, uccidendo il corpo, uccidono se stesse.
Lo
stesso avviene per certi parassiti che invadono le piante. Finiscono per
uccidere la pianta attaccata e quindi se stessi.
Praticamente
ogni organismo terrestre segue lo stesso andamento e, se non trova ostacoli, si
moltiplica a dismisura finendo per autodistruggersi. Anche gli uomini anelano a
riprodursi e a vivere sempre di più e, se ci riuscissero, soffocherebbero il
pianeta e se stessi.
È
chiaro che ci vuole equilibrio e bisogna sapere quando fermarsi. Purtroppo è
impossibile trovare un essere vivente dotato di questo meccanismo di autocontenimento
del desiderio di vita. Evidentemente la vita stessa è un cancro. Forse lo è anche
l’universo. Forse lo è anche Dio, con la sua smisurata volontà di creazione, di
espansione e di appropriazione.
L’arma
dell’equilibrio, così difficile da forgiare, sembra andare contronatura. Bisogna
imparare a riconoscere il proprio impulso affermativo e a lasciarlo andare – la
cosa più difficile.
Ci
vuole autocontrollo. E, per sviluppare l’autocontrollo, ci vogliono l’introspezione
(la capacità di vedere il proprio delirio paranoide di grandezza) e la saggezza.
“Saggezza”
sembra una parola antica, desueta, non più di moda. Chi è che insegna più ad
essere saggi?
Eppure
è la chiave di volta di un’intelligente sopravvivenza.
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