giovedì 21 settembre 2017

Il maestro e l'allievo

C’è un detto zen: “Se incontri per la strada il Buddha, uccidilo!”
In nessun caso il rapporto maestro/allievo deve dar luogo ad un rapporto di dipendenza, perché lo scopo della meditazione è la liberazione delle potenzialità delle persone, non il loro asservimento.
Tutto il contrario di ciò che si fa comunemente nelle religioni, dove il maestro, il profeta, il santo o il messia vengono venerati come dèi scesi in terra e nessuna loro parola può essere messa in discussione. È così che non si cresce mai.
Il maestro (come il padre) va rispettato, ma trasceso.
Noi ci rifacciamo all’ascolto profondo - degli altri, di noi stessi e del mondo. Questa è la meditazione in breve.
In tal senso il metodo dell’ascolto profondo è vicino al metodo della psicoanalisi, che non giudica e non vuole guidare dall’alto.  Ma vuole che l’altro e noi stessi troviamo da soli, spontaneamente, il percorso smarrito, intralciato o ferito.
Tutto in questo mondo è rapporto. Anche il nostro io è in rapporto con se stesso, generando ciò che chiamiamo coscienza.

Quando dunque ci poniamo in rapporto con noi stessi, dobbiamo applicare sia l’ascolto profondo senza giudizi sia il rapporto maestro/allievo di cui dicevamo. Solo così ci si libera.

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