venerdì 29 settembre 2017

Alla ricerca dell'origine

La coscienza come epifenomeno del cervello o il cervello come creazione di una coscienza? È nato prima l’uovo o la gallina? È chiaro che, se dalla materia nasce la coscienza, e se non vogliamo immaginare un Essere che ad un certo punto infonde la coscienza nella materia inerte, all’inizio ci deve essere qualcosa che è entrambe le cose, un quid che è sia coscienza sia materia.

All’inizio c’è dunque una materia cosciente, che a poco a poco si sviluppa. Forse anche l’elettrone è in qualche modo cosciente.

2 commenti:

  1. Chissà come stanno le cose. Comunque un filosofo (Leibniz) diceva:
    "un corpo è una mente momentanea, cioè priva di memoria".
    Chissà come stanno le cose, dicevo, nel frattempo la cosa più importante è non cadere nelle trappole del linguaggio. Parliamo infatti di coscienza e ci può capitare di dire: "noi siamo coscienti ma le pietre non lo sono".
    Usiamo con disinvoltura questo concetto,.. ma non sappiamo propriamente cos'é la coscienza.
    Tanto per dirne una, se proprio ne volessimo parlare, dovremmo farlo solo in riferimento alla nostra coscienza. Che ne sappiamo infatti della coscienza degli altri, se sono coscienti e in che modo?
    Lo presupponiamo, ci fidiamo del fatto che gli altri abbiano una coscienza perché ci parliamo tutti i giorni. Eppure non è una prova.
    Perciò, a causa della nostra totale ignoranza in merito, potremmo presupporre una coscienza degli animali e pure, in qualche modo recondito anche degli insetti e dei vegetali, per finire alle pietre o al singolo elettrone. Perché no?
    Dopo tutto, l'unica cosa di cui sono certo, la mia auto-coscienza, è vero, la percepisco dentro di me, ma non la controllo né so da dove venga, né cosa sia, né so perché e in che modo vada e venga ogni giorno (risveglio e sonno). A rigore, di questo mistero di cui non so assolutamente nulla, non dovrei neanche dire che è MIA o che è “dentro di me”. Sento la coscienza e basta. E' mia? Mah, boh, anche il sole lo sento e lo vedo ma non mi sogno di dire che IO sono il sole o che ho il sole....
    Quindi nulla vieta che un elettrone sia cosciente. O se preferiamo un fiore o un pianeta.
    Forse, è solo una fantasia poetica ma è comunque è un esercizio di fantasia utile per scuoterci dalle pastoie della nostra razionalità, che accumula dentro di noi nozioni che diamo per scontate ma che sono molto fragili (io ho un'anima personale, io ho una coscienza, ecc).

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  2. Pensiamo alla condizione paradossale dell’uomo. Da una parte definisce se stesso l’essere che è dotato di coscienza. Ma dall’altra parte non sa che cosa sia la coscienza. È qualcosa che… non sa cosa sia. Sa di non sapere, ma non sa che cosa sia.
    Ogni essere in realtà è cosciente, pur se a livelli diversi. Non esiste insomma un’unica coscienza, ma tante coscienze, ad altezze differenti. E nulla fa pensare che l’uomo sia al massimo; è possibile che qualche altro essere, che non conosciamo, sia più cosciente di lui, magari su qualche altro pianeta o in qualche altra dimensione.
    Ora, l’essenza del processo di meditazione è ricercare che cosa sia questo “essere cosciente” e domandarsi senza tregua “chi sono ?”, “che cos’è la coscienza?”.
    Però la risposta non può venire da una definizione concettuale, ma da un’esperienza che sarebbe una specie di salto.
    È come trovarsi sull’orlo di un burrone e vedere poco più in là l’altro ciglio. Se vogliamo andare al di là, dobbiamo spiccare un salto. Ma non sappiamo se abbiamo abbastanza coraggio e abbastanza energia e se ce la faremo. Potremmo anche precipitare in basso e schiantarci.
    Sì, la condizione umana è paradossale.

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