Quando bevo un
bicchiere d’acqua, bevo il tutto. Infatti, quell’acqua è sgorgata da una fonte dopo
essere scesa dal cielo. E nel cielo era arrivata dal mare, e al mare era giunta
da… e così, andando indietro, arriviamo alle acque e alle nubi primitive, che
si erano formate in seguito alla formazione della Terra, che si era formata
quando l’universo…
Dunque, bevendo
quell’acqua, bevo l’universo. E lo stesso quando mangio e quando respiro.
Ogni cosa è
collegata alle altre, non solo il mio corpo, ma anche la mia coscienza.
Non si tratta
di un’idea. È la realtà.
Quando medito, sono
“io” che sono consapevole, sono io che rifletto l’universo.
So benissimo di
essere distinto e unico. Ma so contemporaneamente di essere il tutto.
È un paradosso:
il singolo è anche il tutto; eppure io arrivo a capirlo e a sentirlo
Così sono tutti
i paradossi logici. Posso essere qui ma anche là. E possono essere
tranquillamente superati, così come avviene in questo caso, in una visione di
sintesi.
Meditare è
assumere una nuova logica, dove si scopre che i contrari sono compenetrati gli
uni con gli altri. Siamo noi che ci siamo abituati a ragionare in modo così
limitato, un modo che esclude anziché includere.
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