In un normale processo
di meditazione, prima ci si separa dal corpo, che viene messo a tacere. Ci si
pone così sul piano mentale. Ci si dimentica per un po’ del corpo, che viene
messo da parte e silenziato.
Ma poi il processo va
avanti. Noi non siamo soltanto la mente e possiamo procedere oltre. Possiamo
salire oltre la mente e, grazie al samadhi,
possiamo realizzare la nostra natura spirituale.
Nello yoga si parla di
tre corpi o di tre piani: quello fisico, quello mentale e quello spirituale.
Meditare in senso
tecnico è passare da un piano all’altro. I primi due, il piano fisico e il
piano mentale, sono facilmente percepibili e distinguibili. Ma bisogna
allenarsi per passare sul terzo piano.
Il risultato di questo
processo è una raffinazione del corpo e della mente, che diventano sempre più
acuti e sensibili. Una meditazione costante rende il corpo più leggero e la mente
più capace di risolvere problemi concreti ma anche intellettuali e filosofici. Inoltre
la concentrazione dà un senso di gioia, che è ben diversa e più durevole del semplice
piacere dei sensi.
Lavorando sul piano
mentale, si creano nuove sensazioni e nuovi pensieri, cui corrispondono
fisicamente nuovi percorsi cerebrali. Si è scoperta proprio negli ultimi
decenni la grande plasticità del cervello-mente. È dunque possibile aprire
nuove strade. Ed è questo il cammino dell’evoluzione-meditazione.
Ci si addestri allora
ad essere spesso sul piano mentale e a spostarci liberamente da un luogo all’altro,
da una situazione all’altra. All’inizio si tratterà di semplici viaggi immaginari.
Ma a poco a poco si passerà sul terzo piano, e i viaggi mentali diventeranno
viaggi reali in altri mondi.