lunedì 29 ottobre 2018

Per meditare


La meditazione è un percorso senza fine. E bisogna percorrerlo in prima persona. Ci sono stati grandi maestri che hanno lasciato insegnamenti preziosi. Ma non bastano: ognuno è un caso particolare, ognuno deve procedere da solo e imparare da solo. Perché l'unico vero maestro è dentro di noi.
Non bisogna illudersi che basti ripetere un mantra o imparare una tecnica per avere la strada aperta. E bisogna ridimensionare termini come "illuminazione" e "liberazione". Tutti siamo illuminati e tutti siamo ignoranti: dipende dalle circostanze e dai momenti.
La cosa essenziale è stare in silenzio, è stare in ascolto, è osservare, è percepire, è apprendere di continuo, è acuire la sensibilità e l'intelligenza. Ed ogni fatto dell'esistenza, anche il più piccolo, è lì ad insegnarci. Come dicono gli Yogasutra di Patanjali, "l'esercizio ininterrotto della consapevolezza del reale è il mezzo per la dispersione dell'ignoranza".
Dunque il mezzo fondamentale della meditazione è questo: "l'esercizio ininterrotto della consapevolezza", non una tecnica particolare. Ascoltare, osservare, percepire, capire ciò che ci succede personalmente e ciò che riguarda il mondo intero.
Ma, per far questo, ci vuole tempo e silenzio, ci vuole la capacità di starsene soli a contemplare, ci vuole la capacità di interrompere l'incessante dialogo interiore, il fantasticare, il divagare, il pensare a casaccio, le opinioni altrui, le conoscenze acquisite, la cultura appresa ma non sperimentata personalmente.
Per farlo, basta una finestra aperta, basta una passeggiata in campagna.
Concentrarsi, isolarsi, ascoltare. Il presupposto per meditare è tutto qui. Poi ci vogliono chiarezza ed acuità "visiva": guardare senza l'interferenza dei pensieri estranei. E, a poco a poco, il nostro sguardo si farà più limpido.

Nessun commento:

Posta un commento