Le
religioni ci hanno abituato a pensare che il desiderio sia l'origine di ogni
peccato. Ma non è così. Il nome stesso "desiderio", che viene da de-sidera
= "dalle stelle", ci indica che è qualcosa che viene dall'alto,
dal “cielo”. E, in effetti, al fondo del desiderio c'è la spinta a superare gli
stretti limiti dell'ego per andare verso l'altro-da-sé. Se non ci fosse questo
desiderio, ognuno rimarrebbe murato nel proprio ego, senza possibilità di
trascendersi.
Ogni desiderio, anche il più sordido, è desiderio di
trascendenza.
La morte non distrugge solo un corpo, ma
anche un ego. Ovvero, l'ego viene dissolto nei suoi confini e si apre alla
cosmicità. Non c'è più nessuno che possa dire "io", non c'è più
nessuno che possa erigere dei confini rispetto al resto. La vita, racchiusa per
qualche decennio in un ego, viene di nuovo liberata e resa disponibile per
altre esistenze. A questa esperienza di liberazione (da sé) ci spingono le
mistiche, la meditazione e l'amore. E, in ogni caso, la morte.
Nessun commento:
Posta un commento