Ciò
che veramente interessa noi uomini sono i nostri sentimenti personali, le
nostre emozioni: sentirsi felici o infelici, amare o non amare, essere
soddisfatti o insoddisfatti, ecc; mentre quello che interessa l'universo è la
continuazione della specie, che è indifferente all'individuo o, per lo meno,
s'interessa a lui soltanto come a mattoncino di un grande muro. Ma di quel che
proviamo o sentiamo non gliene importa niente. Come viva o come muoia il
singolo gli è indifferente: l'unica cosa che gli importi è che faccia il suo
dovere di continuatore del mondo stesso.
Da questa divergenza di interessi nasce
il dramma dell’uomo, che è invece occupato soltanto dalle proprie esperienze
individuali, dal proprio piccolo benessere. Se lui si ammala o muore, all'universo
non interessa nulla. Invece per l'individuo questo è tutto.
Per ridimensionare se non altro i nostri
dolori, è bene ogni tanto mettersi dal punto di vista dell'universo. Ma resta
l'amarezza di una incomprensione di fondo, tra noi e l'universo, tra noi e Dio.
Lo stesso contrasto che esiste fra l’individuo e la società
si trova anche fra l’individuo e l’universo o Dio.
Alla fine, ci rassegniamo e porgiamo la testa al boia. “Sia
fatta non la mia ma la tua volontà”. Già, che altra scelta abbiamo?
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