La
malattia degli italiani si chiama acquiescenza alla corruzione, paura
dell'autorità, incapacità di ribellarsi alle ingiustizie, tendenza a curvare la
schiena e a dire sempre di sì ai prepotenti e ai violenti. Non si spiegherebbe
altrimenti perché intere regioni del sud siano sottomesse a varie mafie, che
fra l'altro tendono ora ad espandersi anche al nord. Non si spiegherebbe
altrimenti l'incapacità di ribellarsi a governanti chiaramente corrotti e
inetti. Perfino i tunisini si sono ribellati ai loro capi ladri e li hanno
cacciati all'estero. Ma gli italiani no; gli italiani hanno una lunga storia di
obbedienza e di servaggio. Non sono come i francesi, che almeno una rivoluzione
contro i nobili e i preti corrotti e sfruttatori l'hanno fatta. Ed è per questo
che gli altri popoli ci guardano con disprezzo. Un popolo che sopporta tutto
questo senza ribellarsi è gentucola senza spina dorsale.
Certo, conta molto l'educazione, conta
molto il senso etico, conta la storia e conta la religione, quel cattolicesimo
che predica sempre la sottomissione ai potenti di turno. Non è il Nuovo
Testamento che dice: "State sottomessi a ogni autorità umana per amore del
Signore" (1Pt 2,13)? Non è san Paolo che dice: "Ciascuno sia
sottomesso alle autorità costituite, poiché non c'è autorità se non da
Dio" (1Rom 13,1)? I risultati sono sotto i nostri occhi. Gli altri popoli
cristiani hanno fatto la Riforma e quindi si sono ribellati all'autorità della
Chiesa romana, ma gli italiani non sono stati capaci di farlo. E si vede. E
ancora oggi sono alla ricerca dell’ “uomo della Provvidenza”, pronti ad
accettare qualunque fascistello.
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