lunedì 22 ottobre 2018

La malattia degli italiani


La malattia degli italiani si chiama acquiescenza alla corruzione, paura dell'autorità, incapacità di ribellarsi alle ingiustizie, tendenza a curvare la schiena e a dire sempre di sì ai prepotenti e ai violenti. Non si spiegherebbe altrimenti perché intere regioni del sud siano sottomesse a varie mafie, che fra l'altro tendono ora ad espandersi anche al nord. Non si spiegherebbe altrimenti l'incapacità di ribellarsi a governanti chiaramente corrotti e inetti. Perfino i tunisini si sono ribellati ai loro capi ladri e li hanno cacciati all'estero. Ma gli italiani no; gli italiani hanno una lunga storia di obbedienza e di servaggio. Non sono come i francesi, che almeno una rivoluzione contro i nobili e i preti corrotti e sfruttatori l'hanno fatta. Ed è per questo che gli altri popoli ci guardano con disprezzo. Un popolo che sopporta tutto questo senza ribellarsi è gentucola senza spina dorsale.
       Certo, conta molto l'educazione, conta molto il senso etico, conta la storia e conta la religione, quel cattolicesimo che predica sempre la sottomissione ai potenti di turno. Non è il Nuovo Testamento che dice: "State sottomessi a ogni autorità umana per amore del Signore" (1Pt 2,13)? Non è san Paolo che dice: "Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite, poiché non c'è autorità se non da Dio" (1Rom 13,1)? I risultati sono sotto i nostri occhi. Gli altri popoli cristiani hanno fatto la Riforma e quindi si sono ribellati all'autorità della Chiesa romana, ma gli italiani non sono stati capaci di farlo. E si vede. E ancora oggi sono alla ricerca dell’ “uomo della Provvidenza”, pronti ad accettare qualunque fascistello.

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