Che
cos'è la spiritualità? Che cosa non è, piuttosto! Se il fine dell'uomo fosse
solo quello di produrre beni di consumo e di dilapidarli allegramente, di
acquisire più cose possibili e di goderne, allora egli non sarebbe nient'altro
che un consumatore - e alla fine sarebbe anche lui un “consumato”, un bene di
consumo.
Sono le realtà sgradevoli (le sofferenze) che ci dicono che
la vita non può essere una festa - e nemmeno una tragedia, visto che qualche
beneficio esiste. Le crisi continue, individuali e sociali, ci rivelano che la
distribuzione dei beni (fisici, economici e mentali) è comunque squilibrata e
ingiusta.
Dunque, alla luce di tutto questo, quale può essere lo scopo
della vita? Non certo la felicità, non certo l'edonismo - e neppure il
contrario di queste cose, ma la creazione di qualcosa che, non sapendo come
altro definire, chiamiamo "spirito". E “spirito” significa saggezza,
attenzione e consapevolezza.
Questo significa essere spirituali.
Tenendo d'occhio le dinamiche del piacere e del dolore, si tratta di scegliere
la via della visione chiara, dell'apprendimento e dell'evoluzione.
Allora questo aprire gli occhi nell'esistenza, anche solo
per un momento, acquista un senso...per chi riesce a tenere gli occhi
abbastanza aperti.
La spiritualità non è una religione, dove bisogna aver fede
e sottomettersi a qualche Dio. La spiritualità è scegliere la propria via e
percorrerla fino in fondo.
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