venerdì 26 ottobre 2018

Imparare a meditare


Imparare a meditare non è difficile… purché  si sappia che cosa cerchiamo veramente. Ci si siede in modo comodo e si cerca di seguire per un po’ il respiro, rallentandolo. Però questo “seguire il respiro” (magari con l’ausilio di mantra o di particolari posizioni di concentrazione) non ha niente a che fare con la respirazione fisica; ha piuttosto a che fare con la calma: dobbiamo calmare il respiro e la mente, che spesso sono agitati e irregolari. Dobbiamo soprattutto stabilizzare la mente e liberarci delle preoccupazioni abituali e delle reazioni istintive.
“Seguire il respiro” ha dunque lo scopo di ottenere uno stato di calma psico-fisica. A questo proposito, di solito si ricorre alla metafora dell’acqua di un laghetto – che, se viene agitata, s’intorbida e non fa vedere niente, mentre, quando è calma diventa limpida e ci permette di vedere il fondo, le piante e i pesci. È evidente che anche qui, quando parliamo di calma, il nostro obiettivo non è la tranquillità, la serenità e la distensione, ma il vedere chiaro.
Ecco allora l’obiettivo. Seguire il respiro ed essere calmi sono finalizzati ad una visione limpida e lucida. In tal senso di parla di illuminazione. Al di là della mitologia, il termine “illuminazione”, perfetto nella nostra lingua” ,significa “veder chiaramente”. A questo scopo serve la luce.
Ma “vedere chiaramente” è a sua volta una metafora. Che cosa dobbiamo vedere? Non si tratta di guardare gli oggetti, le persone intorno a noi e noi stessi come in uno specchio. Si tratta di liberarci dei tanti veli e dei tanti filtri che ci schermano la vista.
Questi veli e questi filtri sono i tanti condizionamenti che abbiamo ricevuto dalla famiglia, dall’educazione, dalla società, dalla religione, dai mass media, ecc. - condizionamenti che ci conducono ad una visione distorta.
Ora qui il discorso si approfondisce. Prima vediamo i condizionamenti e poi… che cosa vediamo? Ecco, il contenuto dell’illuminazione o, meglio, delle infinite illuminazioni è… la realtà. Accorgendoci di come abbiamo visto finora le cose, dobbiamo cercare di vederle in modo nuovo, almeno per quanto è possibile.
La “chiara visione”, la visione non condizionata riguarda le grandi leggi del mondo, noi stessi e gli altri, e i rapporti fra tutte queste cose. Quando il Buddha ci offre tante nuove visioni del mondo, è evidente che non può essere tutto il prodotto di un istante di chiarezza, ma deve essere il prodotto di tante illuminazioni che spaziano in ogni campo della nostra esperienza.
Lo scopo è dunque quello di comprendere molte più cose. Ritornando alla metafora del laghetto, una volta calmatesi le acque e chiaritasi la vista, spetta a noi indagare che cosa ci sia nel fondo.

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