Imparare a meditare non è difficile… purché si sappia che cosa cerchiamo veramente. Ci si
siede in modo comodo e si cerca di seguire per un po’ il respiro,
rallentandolo. Però questo “seguire il respiro” (magari con l’ausilio di mantra
o di particolari posizioni di concentrazione) non ha niente a che fare con la
respirazione fisica; ha piuttosto a che fare con la calma: dobbiamo calmare il
respiro e la mente, che spesso sono agitati e irregolari. Dobbiamo soprattutto stabilizzare
la mente e liberarci delle preoccupazioni abituali e delle reazioni istintive.
“Seguire il respiro” ha dunque lo scopo di ottenere
uno stato di calma psico-fisica. A questo proposito, di solito si ricorre alla
metafora dell’acqua di un laghetto – che, se viene agitata, s’intorbida e non
fa vedere niente, mentre, quando è calma diventa limpida e ci permette di
vedere il fondo, le piante e i pesci. È evidente che anche qui, quando parliamo
di calma, il nostro obiettivo non è la tranquillità, la serenità e la distensione,
ma il vedere chiaro.
Ecco allora l’obiettivo. Seguire il respiro ed essere
calmi sono finalizzati ad una visione limpida e lucida. In tal senso di parla
di illuminazione. Al di là della mitologia, il termine “illuminazione”, perfetto
nella nostra lingua” ,significa “veder chiaramente”. A questo scopo serve la
luce.
Ma “vedere chiaramente” è a sua volta una metafora. Che
cosa dobbiamo vedere? Non si tratta di guardare gli oggetti, le persone intorno
a noi e noi stessi come in uno specchio. Si tratta di liberarci dei tanti veli e
dei tanti filtri che ci schermano la vista.
Questi veli e questi filtri sono i tanti
condizionamenti che abbiamo ricevuto dalla famiglia, dall’educazione, dalla
società, dalla religione, dai mass media, ecc. - condizionamenti che ci
conducono ad una visione distorta.
Ora qui il discorso si approfondisce. Prima vediamo i
condizionamenti e poi… che cosa vediamo? Ecco, il contenuto dell’illuminazione
o, meglio, delle infinite illuminazioni è… la realtà. Accorgendoci di come
abbiamo visto finora le cose, dobbiamo cercare di vederle in modo nuovo, almeno
per quanto è possibile.
La “chiara visione”, la visione non condizionata
riguarda le grandi leggi del mondo, noi stessi e gli altri, e i rapporti fra
tutte queste cose. Quando il Buddha ci offre tante nuove visioni del mondo, è
evidente che non può essere tutto il prodotto di un istante di chiarezza, ma
deve essere il prodotto di tante illuminazioni che spaziano in ogni campo della
nostra esperienza.
Lo scopo è dunque quello di comprendere molte più
cose. Ritornando alla metafora del laghetto, una volta calmatesi le acque e chiaritasi
la vista, spetta a noi indagare che cosa ci sia nel fondo.
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