È
evidente che lo scopo della vita è quello di fare esperienza e di sviluppare
consapevolezza, e questo intento viene comunque raggiunto, anche se non lo
comprendiamo. Ma diventarne consapevoli - e quindi sviluppare un atteggiamento
meditativo - potenzia l'intero processo. Esistono tuttavia dei limiti dati
dalle predisposizioni innate: non si può sviluppare la consapevolezza se
abbiamo un carattere fatto in un certo modo, carattere che deriva dal passato,
da tutta l'eredità preesistente, nostra e degli altri che ci hanno influenzato.
Il percorso è dunque lento, frastagliato e spesso lunghissimo; e non può
bastare una vita per esaurirlo. Chi ne è consapevole, però, è già in una
posizione di vantaggio, e può approfittarne. Ma anche lui non può fare passi da
gigante e deve scontare le predisposizioni innate, spesso inconsce.
La morte serve a fare un bilancio
periodico e vedere se siamo andati avanti o indietro. Chi lo fa? Noi stessi,
attraverso tutto ciò che abbiamo accumulato fino a quel momento. In base alle
esperienze e alla consapevolezza accumulate ci collochiamo in un certo piano e
in un certo livello. La vita, infatti, è un processo continuo che non
s'interrompe con la morte. La morte è solo l'interruzioni di una fase e
l'inizio di un'altra.
Proprio perché la nostra vita attuale è
il risultato di un lungo processo di apprendimento e di evoluzione, non è
pensabile che basti una sola esistenza ad esaurirne le potenzialità. Veniamo da
lontano e andiamo lontano; e non ci troviamo ad un livello molto avanzato:
siamo scimmie da poco evolute. Dobbiamo quindi percorrere ancora molta strada.
Questo depone a favore di una prosecuzione della vita dopo la morte. Ma quale
vita?
Tutto dipende dal livello di
consapevolezza e di realizzazione raggiunto; si può dunque ipotizzare un
rientro in questo mondo, oppure in altri mondi o in altri universi. Qualcosa di
noi si conserverà, altre cose verranno superate e cambiate. Come nel gioco
dell'oca, potremo tornare indietro di qualche casella e rifare l'esperienza
fino ad averla superata; solo allora potremo passare alla casella successiva.
Nelle religioni di massa esiste un
barlume di questi principi, per esempio nei concetti di paradiso, inferno e
purgatorio, e in quello di karma. Ma non c'è nessun Dio che ci giudichi, e
paradiso e inferno sono sempre compresenti ad ogni livello, e non esauriscono
affatto il percorso.
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