Le
associazioni pro-life protestano perché vorrebbero il diritto di replica incerte
trasmissioni televisive dove si è difeso il diritto all'eutanasia. Si sentono
prevaricate, poverette. Ma la prevaricazione è già avvenuta nei fatti, con le
leggi che vietano ai cittadini di scegliersi il fine-vita. Poco tempo fa tre
ministri cattolici hanno ribadito che le scritture private per i testamenti
biologici sono carta straccia e tutti i giorni il movimento pro-life ed
esponenti governativi attaccano la legge sull’aborto.
In sostanza, i cittadini sono costretti a ubbidire alle
leggi dei cattolici, le quali non lasciano mai diritto di scelta. Mentre i
cattolici richiedono il diritto all'obiezione di coscienza, gli altri cittadini
devono subire l’imposizione delle leggi clericali. Questa è una delle
principali vergogne del nostro paese. Se esiste prevaricazione, è sempre da
parte dei clericali. Mentre infatti le leggi dello Stato laico lasciano il
diritto di scelta al cattolico (per esempio di dire di no al divorzio e
all'aborto), le leggi di origine clericale non lasciano nessuna scelta al laico
non credente.
Inoltre, se adottassimo un simile
criterio bipartisan a tutte le trasmissioni televisive, quante altre trasmissioni
di riparazione dovrebbe fare la televisione per compensare gli innumerevoli
programmi su santi, madonne, papi, miracoli e compagnia bella, molte della
quali chiaramente faziose e antistoriche? E perché ci sono trasmissioni gestite
direttamente dalle religioni e nessuna gestita da laici non credenti o da atei?
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