Il nostro stesso sé, l’io, non è qualcosa di
creato dal nulla, non è una tabula rasa,
ma è il prodotto di una lunga linea filogenetica e di un’enorme rete
d’interdipendenza: noi nasciamo da genitori che hanno avuto i loro genitori,
che hanno avuto i loro genitori, eccetera. E poi nasciamo in un certo tempo e
in un certo luogo. E poi, su queste basi, ci creiamo a nostra volta un sé, che
ci sembra definito e solido.
Così questo sé è il frutto di mille
condizionamenti, di cui in parte possiamo essere responsabili. Si tratta di
schemi mentali, di valori, di idee convenzionali, di abitudini e di opinioni
che vengono in parte da lontano e in parte da noi stessi.
La prima cosa è rendersi conto di questa
eredità che ci pesa addosso nel bene e nel male e ritrovare la nostra mente vasta
e spaziosa. E rimanere per un po’ lì, liberi
dalle consuete dinamiche. È già una prima forma di liberazione.
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