Sembra di parlare di una questione da monaci o
da preti, del tutto al di fuori della nostra realtà laica, ma si tratta di
ridurre la confusione e la dispersione, cause di tanto malessere psicologico e
sociale, cause della frenesia che tormenta le nostre giornate.
Il mondo non ha bisogno di più agitazione, di
un’intensificazione delle attività umane, ma di maggior calma.
Quasi tutti i nostri problemi derivano da
questa erronea impostazione delle nostre vite sociali. Sembra che si debba
produrre di più, guadagnare di più, muoversi di più, consumare di più. E invece
è esattamente il contrario.
Per “pratica del ritiro” non si intende
ritirarsi periodicamente in qualche fantastico resort da miliardari, circondati
da una splendida natura e da stuoli di camerieri, per mangiar bene, dormire a
lungo, fare ginnastica e starsene in panciolle. Ma si tratta di trovare momenti
di riposo, fisico e mentale, per riordinare le idee, fare il punto della
situazione, recuperare energie, staccare il telefono e rallentare il ritmo
insensato delle nostre giornate.
Se ci dedicassimo tutti ad una pratica
quotidiana di ritiro dagli impegni sociali, il mondo passerebbe di colpo dall’inferno
attuale ad un luogo quasi paradisiaco.
Sembra di parlare di una cosa da ricchi e
sfaccendati. Ma il ritiro non costa nulla e si addice a tutti.
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