Se c’è qualcosa che è candidato a sopravviverci,
questa è la consapevolezza (di essere). Non possono esserlo, né il corpo né la
coscienza.
La coscienza è un semplice specchio
di ciò che percepisco, e ce l’hanno anche gli animali. Ma la consapevolezza si
situa ad un altro livello: non è la coscienza di questo o di quello, ma la
coscienza del mio essere più profondo. Qualcosa che non so che cosa sia, che
non può essere definita, ma che sento intuitivamente, al di sotto di mille
sovrastrutture.
È
l’essere presente a me
stesso, anche quando mi dimentico del senso dell’io. Laggiù, sempre più in
fondo.
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